Carica di significati allegorici, l’acqua non è solo al centro dell’interesse pubblico sul tema della sostenibilità, ma ha sempre avuto un ruolo di primo piano nelle manifestazioni spirituali, ispirando l’arte di ogni epoca e scuola espressiva.
Curioso a dirsi, l’alimento più desiderato e indispensabile sulla terra è anche quello che soddisfa meno i nostri sensi, perché insapore e incolore. Eppure, nelle mani dei grandi artisti, cos’è diventato!
Scopriamolo insieme: questa settimana vi proponiamo un approfondimento sul tema dell’acqua diverso dal solito, un excursus storico e culturale che ha come protagonista il più celebrato dei cinque elementi e che ci auguriamo sia fonte d’ispirazione per i nostri lettori.
In principio fu l’acqua
Prima nelle pitture rupestri, poi nell’iconografia dell’antico Egitto l’acqua è stata rappresentazione di fertilità e vita. Alla sua forza creatrice i primi artisti già guardavano con stupore ed ammirazione. Pur non avendo essa forma alcuna, in quanto assume quella del recipiente che la contiene, veniva ritratta con sembianze antropomorfe e divine: per esempio come Nilo, sorgente del mondo, Nun, mare primordiale, o Oceano, il grande fiume che circondava il globo dando vita ad ogni corso d’acqua dolce o salato.
Afrodite, dea dell’amore, nasceva dall’acqua di Cipro e fin da epoca risalente nelle pratiche religiose più antiche e nelle culture più disparate l’acqua ha incarnato la linea di confine tra la vita e la morte, tra l’inizio e la fine, tra l’atto creativo e il nulla, assumendo significati via via più complessi.
L’acqua sacra del Rinascimento
Tra il IX e il X secolo l’acqua assurge a simbolo di purezza della fonte battesimale e incarna un universo di contenuti collegati al cristianesimo, come nel “Battesimo di Cristo” di Piero della Francesca o nell’affresco di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova.
Colui che beve di quest’acqua, avrà ancora sete. Colui invece che beve dell’acqua che gli darò io, non avrà mai più sete; ma l’acqua che gli darò diverrà in lui una sorgente di acqua che zampilla verso la vita eterna.
Giovanni (4,13-14)
La Nascita di Venere dipinta dal Botticelli e universalmente riconosciuta come icona del rinascimento italiano, ci cattura con la bellezza delle figure rappresentate eppure niente riesce a distrarre lo sguardo dalla presenza dell’acqua, ancora una volta forza creatrice e feconda ma anche elemento prospettico che conferisce profondità all’opera. Mentre altrove, come nel Diluvio Universale dipinto da Michelangelo nella Cappella Sistina, l’acqua è distruzione, termine e punizione divina, secondo un’interpretazione che non è quindi mai univoca ma sempre multiforme.
L’acqua di Monet
La mutevolezza e la relatività delle cose: questo rappresentava l’acqua nei celebri dipinti di Monet che forse più di qualunque altro artista ha saputo descriverne i riflessi, i movimenti, il suo non essere mai uguale a sé stessa. Tutto è in divenire nelle pennellate grigio perlate di “Boulogne-sur-Mer” così come in “Impression soleil levant”, in cui l’acqua è lo specchio del dualismo tra le ombre della notte che stanno per scomparire e la luminosità calda del sole che sorge, a celebrare ancora una volta una fine ed un inizio.
Ed è ancora l’acqua ad essere protagonista indiscussa nella serie delle Ninfee: “In quell’infinità, acqua e cielo non avevano né inizio né fine. Ci parve d’essere presenti a una delle prime ore della nascita del mondo”, dissero René Gimpel e Georges Bernheim al cospetto dell’ultima opera dell’impressionista francese.
Acqua dei nostri tempi
E cosa sarebbe stata l’arte moderna senza i riflessi del cielo sull’acqua di “Notte stellata sul Rodano” di Van Gogh o senza la profondità del paesaggio lacustre “Lago di Annecy” di Cezanne?
Mentre “The Great Wave” dall’artista giapponese Katsushika Hokusai, è un’opera che non ha bisogno di presentazioni, esistendo oggi persino sotto forma di emoji.