Il mondo è fatto di acqua. Circa il 71% della superficie terreste, infatti, è ricoperto di acqua allo stato liquido, solido e gassoso. Ma anche il corpo umano è fatto di acqua: da bambini la percentuale è del 75% mentre nelle persone anziane, scende al 50%.
Composta da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, l’acqua è, da sempre, una risorsa rinnovabile e indispensabile per la sopravvivenza degli esseri viventi, purtroppo però, non ancora accessibile a tutti.
Gestire l’acqua correttamente è diventato un problema comune non solo per i paesi più poveri del mondo ma anche per le aree più ricche e civilizzate. A causa dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e degli sprechi, anche in Italia, soprattutto in estate, tende a scarseggiare.
La situazione italiana
Gli ultimi dati che riguardano il bel paese sono davvero allarmanti: gli acquedotti hanno una percentuale media di dispersione idrica pari al 39% (fonte Utilitalia); percentuale che, come è emerso in occasione dell’ultima edizione del Festival dell’Acqua, nelle isole arriva a toccare addirittura il 50%.
Ad aggravare la situazione, si aggiungono i numeri diffusi dall’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, che segnalano il dimezzamento delle riserve idriche italiane nel corso degli ultimi sette anni. Si è passati dai 2.317 milioni di metri cubi d’acqua del 2010, ai 1.066 milioni registrati nell’ultimo settembre.
A fronte di questa situazione, per evitare il rischio di rimanere senza acqua potabile, saranno necessari forti investimenti da parte dello Stato per ottimizzare l’uso delle risorse idriche, completare le opere idrauliche incompiute e migliorare la gestione dell’acqua, compresa quella reflua utilizzata per fini agricoli.
Il problema clima
L’esaurimento delle risorse idriche è strettamente connesso all’aumento dei periodi di siccità. Quando questa condizione climatica si protrae a lungo sul territorio, come è avvenuto in questi ultimi anni, si creano una serie di complicazioni generali quali la diminuzione delle coltivazioni e l’aumento dei prezzi degli alimenti che influiscono negativamente sul territorio e sulla popolazione.
Il cambiamento climatico contribuisce alla dispersione idrica. L’innalzamento delle temperature che porta ad avere estati più lunghe e minore quantità di pioggia durante la stagione fredda, mette a dura prova i sistemi idraulici di una nazione.
Aridocultura: il risparmio idrico parte da Pantelleria
Come abbiamo visto, il problema della scarsità di acqua si lega a dramma della siccità. Spesso, il settore agricolo è considerato uno di quelli che maggiormente spreca questa risorsa preziosa ma, in realtà, non è sempre così. Per far fronte ai continui cambiamenti delle condizioni climatiche, si sono sviluppati innovativi sistemi in grado di agevolare soprattutto le regioni del sud Italia.
Un esempio su tutti è quello sperimentato sull’Isola di Pantelleria. Si tratta della tecnica dell’aridocultura impiegata nelle coltivazioni del cappero e dell’uva utilizzata per produrre il Passito. Il metodo consiste nel servirsi solamente dell’acqua piovana, catturata grazie a reti fittissime e immagazzinata in raccoglitori sotterranei posizionati vicino alle aziende agricole. La tecnica ha avuto un successo tale da essere riconosciuta come patrimonio dell’Unesco.
Una risorsa limitata e indispensabile
L’acqua è un bene prezioso ma, purtroppo, il fatto di poterne disporre a proprio uso e consumo, è dato troppo spesso per scontato. Complice uno stile di vita consumistico e a volte qualunquista, l’uomo di oggi abusa di ciò che dispone senza considerare che l’acqua è una risorsa in esaurimento.
Oltre alle zone povere e sovrappopolate del mondo, anche le nostre nazioni rischiano di ritrovarsi a dover far fronte a scarse diponibilità di acqua, soprattutto durante le stagioni più calde. Il comportamento conscio e responsabile di ogni singolo individuo, insieme a nuove politiche globali di gestione della rete idrica, giocherà un ruolo fondamentale nel corso dei prossimi anni.