Story of Stuff, ovvero La storia delle cose è un corto animato sulla società dei consumi, pubblicato per la prima volta nel 2007 da Annie Leonard, diventato virale, e definito dal saggista statunitense Ralph Nader “un modello di chiarezza e motivazione”.
Quaranta milioni di visualizzazioni dopo, questo breve documentario si è trasformato in un vero e proprio progetto, che affronta i temi della lotta alla plastica, dell’acqua come bene comune e dell’ambientalismo, sostenuto da una community di persone che si definiscono “fabbricanti del cambiamento”.
Tra i molti video prodotti da questo gruppo di attivisti La storia dell’acqua in bottiglia ci colpisce particolarmente per la lucidità e la semplicità con cui tratta argomenti cari a noi e ai nostri partner.
Desideriamo quindi condividerlo con i nostri lettori, facendoci portavoce di uno spirito critico-analitico rispetto il consumo di acqua in bottiglia che riteniamo oggi necessario e sul quale è doveroso informare ed educare le persone che continuano ad acquistare l’acqua al supermercato.
Anche se questo brillante contenuto fa riferimento al mercato americano non noterete molte differenze con la situazione nazionale. Per quanti siano al momento impossibilitati ad attivare la visualizzazione con audio (in italiano) riassumiamo brevemente i punti salienti del video. Buona visione e buona lettura.
La storia di un mondo ossessionato dai beni materiali
La storia dell’acqua in bottiglia ha molto a che fare con il consumismo e con la difficoltà delle persone di rinunciare alle cose cui sono state abituate dalle multinazionali che le producono. Se negli Stati Uniti si acquistano ogni anno mezzo miliardo di bottiglie d’acqua, l’Italia detiene il record europeo ed è solo seconda nel mondo: il giro d’affari nazionale è stimato in 10 miliardi di euro l’anno, grazie ai canoni concessionari molto contenuti.
I produttori di acqua in bottiglia italiani spendono, infatti, soltanto 1 millesimo di euro al litro, ovvero 250 volte meno del prezzo pagato dai cittadini per una bottiglia. Insomma, è come preferire di acquistare un panino pagandolo 10.000 dollari invece di comprarne uno da 2 dollari e mezzo, commenta l’autrice del video.
La domanda costruita a puntino dalle aziende
Come fanno le aziende di tutto il mondo a continuare a crescere e stabilizzare le proprie aspettative di guadagno? Occorre creare un bisogno nei consumatori.
Il bisogno d’acqua da bere è naturalmente spontaneo è l’acqua del rubinetto è quasi gratuita. Com’è possibile, quindi, che abbiano iniziato a venderla? Il desiderio di acquistare acqua in bottiglia è stato creato facilmente: utilizzando pubblicità e marketing le multinazionali hanno insinuato nelle persone il timore che l’acqua della rete idrica sia poco salutare e vada bene solo per fare la doccia e lavare i piatti.
La seconda mossa è stata un gioco di seduzione. Avete notato come le aziende di acqua minerale incantano il pubblico stampando sulle etichette delle bottiglie immagini di natura incontaminata e montagne innevate? Credete sia davvero da lì che la prelevano?
Secondo i test condotti da Altroconsumo l’acqua in bottiglia non ha niente di speciale rispetto quella dei nostri rubinetti, anzi contiene spesso agenti contaminanti. La nota associazione dei consumatori ha anche rilevato come pochissimi produttori rispettino l’obbligo di legge di dichiarare l’altezza della sorgente, dato importantissimo per comprendere la lontananza del sito di prelievo dalle fonti inquinanti.
Ecco, appunto, l’inquinamento… Il petrolio viene estratto ed utilizzato per produrre le bottiglie di plastica: già solo per questo occorre un sacco di energia, cui occorre sommare quella necessaria per trasportare le bottiglie in giro per il mondo. Segue la difficile questione dello smaltimento. Per tutti questi motivi la produzione e l’uso di acqua in bottiglia costituiscono probabilmente le azioni meno sostenibili nella storia dell’umanità.
Verso la soluzione
È insomma tempo di tornare all’acqua del rubinetto, il cui cattivo sapore può facilmente essere eliminato con un adeguato sistema di filtrazione collegato alla rete idrica. La buona notizia? È che moltissimi ristoranti e locali pubblici hanno iniziato a servire ai propri clienti acqua di rubinetto microfiltrata, mentre sempre più scuole ed enti preferiscono acquistare distributori d’acqua collegati al rubinetto piuttosto che dover gestire il trasporto e lo stoccaggio di bottiglie e boccioni in plastica.
Grazie al dibattito ambientalista, inoltre, sempre più famiglie sono correttamente informate su questi argomenti e scelgono di installare erogatori d’acqua domestici, oggi semplicissimi da utilizzare e considerati garanzia di risparmio nel breve e nel lungo periodo.